Non so ancora cosa spinga una persona, un giovane magari accompagnato da uno o entrambi i genitori a fare la scelta di passare un mese o più della sua vita con Tonjproject qui in Sud Sudan. I quindici anni di vita dell’Associazione, nata a novembre 2008, sicuramente ci invitano ad un bilancio e ad un’attenta riflessione. In questi anni abbiamo offerto a circa un centinaio di volontari la possibilità di passare del tempo a fianco di queste persone, nel cuore della missione salesiana di Tonj, nella sconfinata savana.

Chi è sceso non lo ha fatto sicuramente per ragioni economiche. Siamo una piccola associazione che non si può permettere di pagare il viaggio e riconoscere uno stipendio, seppure piccolo, ai suoi volontari. Queste sono le prerogative delle famose ONG che un po’ hanno ferito il mondo del volontariato così come ancora noi lo pensiamo e nel quale investiamo tempo e forze. Chi scende non guadagna soldi, anzi, ce li rimette. Chi fa questa scelta guadagna cose diverse, diventa capace di vedere la sua vita con occhi diversi e con un cuore trasformato. Chi scende vuole tornare. Chi scende torna con le tasche piene di amore donato e ricevuto in modo disinteressato, gratuito. Chi scende cambia, migliora, ritorna diverso, scopre cose nuove che forse non è in grado di mettere subito in atto nella sua vita, ma che diventano bagaglio prezioso, tutt’altro che ingombrante.

Chi scende porta e porta via.

Chi scende arriva con valigie speciali, così come speciale è questa vacanza nella quale si lavora tutto il giorno, sotto un caldo a dir poco torrido. Per questa vacanza non si portano costumi, creme solari, prodotti anti-age. Non si porta neppure un vestito da sera o soldi da spendere in locali a suon di musica e ciupito. Nelle nostre valigie c’è posto per due paia di pantaloncini corti, quattro magliette rigorosamente di cotone e non sintetiche perché rischierebbero di scaldarsi troppo e di non resistere ai lavaggi della nostra lavatrice con display e istruzioni in lingua cinese che ancora non siamo riusciti a tradurre. Biancheria intima quanto basta e prodotti per l’igiene personale basilare: il tutto in una piccola borsina riciclabile di quelle che ti danno, pagandole, ai negozi dove facciamo la spesa, volume pari a quello di un pallone da calcio. Nella valigia poi il volontario trova spazio per qualche chilo dell’indispensabile pasta, qualche pacchetto di mozzarella e passata di pomodoro per poter offrire alle suore e ai salesiani missionari qualche assaggio di pizza cotta nel forno a legna e … cacciaviti, avvitatori, roncola per il taglio della legna, detersivi concentrati, lucchetti, raccordi idraulici…

 

 

È davvero una vacanza speciale e questo lo si capisce già facendo la valigia.

Grazie ai tanti volontari che sono scesi. Un grazie particolare a coloro che hanno voluto assumersi anche un compito di responsabilità nell’associazione, facendosi promotori di questa esperienza che li ha stupiti. Un grazie ai dodici volontari presenti e a tutti quelli che decideranno in futuro per questa vacanza speciale.

Nella nostra testa rimbalza sempre quel proverbio africano che recita: Se una cosa la vuoi una strada la trovi. Se una cosa non la vuoi una scura la trovi.

È proprio così. Ci auguriamo che molti giovani scelgano ancora questa strada. Le scuse lasciamole a chi non ha coraggio, a chi preferisce l’abitudinarietà, a chi non vuole creare spazi di novità e di cambiamento nella sua vita. Noi scegliamo strade e le condividiamo.

Vi aspettiamo in molti, volontari già rodati e volontari nuovi, grandi e piccoli… ma disponibili a qualcosa di davvero speciale. Non abbiamo soldi per ripagare tanto impegno e tanta generosità, ma abbiamo l’ardire di dire che questa è la strada giusta, una strada che vale la pena percorrere.

Un grazie e un abbraccio a tutti i volontari passati, presenti e futuri.

Dio vi strabenedica

Omar

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