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Ci sono quei momenti che non vedi l’ora che arrivino, quei momenti che sono settimane che ci pensi e quando lo fai ti si stringe lo stomaco. Poi tutto ad un tratto il fatidico giorno arriva e tu vorresti che quel giorno non fosse mai arrivato.

Ecco come mi sento.

Sono le dieci di sera di giovedì 20 giugno 2019 e come tutte le sere sono seduto alla scrivania della mia camera. Stasera non faccio nessun report del John Lee Memorial Hospital, del WFP program o per Healt Departement dello Stato di Tonj. Stasera scrivo queste righe con un misto di eccitazione, tristezza, euforia e malinconia che faccio fatica a controllare. Domani mattina alle 6 partirò da Tonj in direzione Wau, domani mattina dopo quasi sette mesi inizierà il mio lungo rientro verso casa.

Sono alla fine di una grande avventura, ma chiamarla solo avventura è riduttivo. Sono alla fine di un’esperienza vissuta a pieno, un’esperienza che mi ha chiesto tanto ma ha saputo darmi altrettanto. Un’esperienza lavorativa e di vita che resterà per sempre dentro di me e segnerà tutto il resto della mia vita. Un’esperienza che ha preso un posto speciale nel mio cuore.
Raccontare quello che ho vissuto e che ho provato è semplicemente impossibile, si cadrebbe nel banale e sicuramente dimenticherei troppe cose.

Mi limito a dire soltanto una cosa: GRAZIE! Ma non un grazie di facciata usato come congedo alla fine di un bel discorso. Un grazie vero che viene dal cuore. In primis grazie a tutte quelle persone che se pur da lontano mi hanno fatto sentire la loro vicinanza anche solo con un messaggio. A tutto il consiglio direttivo di Tonj Project, grazie per la fiducia riposta in me e per il continuo sostegno. Grazie agli amici, quelli veri, che sono rimasti nonostante la lontananza. Grazie per i messaggi e i “vocali” con i quali mi avete fatto sentire a un po’ a casa. Grazie agli “Amici dello Stadio” che hanno sempre cantato anche per me, bevuto una birra in più e aggiornato dopo ogni partita giusto per non farmi sentire troppo la mancanza della Dea. Grazie alla mia famiglia, la lontananza ci ha fatto confrontare su parecchie cose e sicuramente crescere, ho sempre saputo di poter sempre contare su di Voi. Grazie alla mia morosa Martina, riferimento in tanti momenti difficili, persona con la quale ogni sera condividevo la mia giornata, grazie per avermi sempre ascoltato ed esserci sempre stata.

Il secondo grande Grazie va a tutto lo Staff del John Lee Memorial Hospital di Tonj. A partire dalle donne delle pulizie fino ad arrivare ai medici. Tutti. Siete state le persone con le quali ho condiviso più tempo qui e con le quali ho superato momenti difficili. Abbiamo pianto insieme, riso, scherzato e litigato. Senza di Voi questi mesi non sarebbero stati uguali.
Grazie a Subur, splendida bimba di 5 anni che tutti i giorni dopo scuola passava a trovarmi. Grazie per i tuoi abbracci, le coccole e i biscotti che mi hai rubato. Sei stata il sorriso che tutti i giorni mi ha ricordato quanto è stato bello stare qui.
Grazie Suore, tutte. Grazie perché siete state la mia figura materna, mi avete cucinato, fatto sorprese e non mi avete mai fatto mancare la vostra vicinanza e la vostra preghiera.
Grazie Robert, fratello africano con il quale ho convissuto per tutti questi mesi. Sei stato la mia famiglia, una sicurezza e una certezza, anche se la tua “flemma” africana resterà sempre l’opposto della mia vivacità bergamasca.
E infine grazie Africa.
Sei stata dura, cattiva a volte crudele. Mi hai messo di fronte a situazioni che mai avrei pensato di poter vivere nella mia vita. Mi hai fatto vivere certe giornate che non so nemmeno io come ho fatto a portare a termine. Mi hai fatto conoscere l’odio più profondo che esista e allo stesso tempo l’amore incondizionato. Sei stata bellissima, incantevole e magica. Ti sei mostrata a me con mille colori, mille sfaccettature e in mille modi diversi. La tua gente è entrata nel mio cuore e ha preso un posto speciale insieme ai tuoi cieli stellati che tutte le sere mi hanno lasciato senza parole. Ti sei mostrata a me con tutti i sorrisi dei bimbi che ho incontrato, sorrisi che sono sempre riusciti a farmi guardare il lato positivo delle cose e darmi la forza di  continuare anche quando mi chiedevo il perché di determinati fatti accaduti. Grazie Africa perché in questi mesi mi hai messo di fronte a me stesso e ho dovuto affrontarmi e darmi diverse risposte. Grazie Africa perché torno dopo questi mesi con la certezza che io non ti ho di certo cambiato ma tu di sicuro sei riuscita a darmi quel qualcosa che mi porterò per sempre come un grandissimo insegnamento di vita.
Io non mi dimenticherò mai di tutto questo, ma l’Africa si ricorderà di me?
Io spero e credo di si..

da Tonj,
Edo

 

“….Io conosco il canto dell’Africa,

della giraffa e della luna nuova africana distesa sul suo dorso,
degli aratri sui campi e delle facce sudate delle raccoglitrici di caffè,

ma l’Africa conosce il mio canto ?

L’aria sulla pianura fremerà un colore  che ho avuto su di me ?
E i bambini inventeranno un gioco nel quale ci sia il mio nome ?
O la luna piena farà un’ombra sulla ghiaia del viale che mi assomigli ?
E le aquile sulle colline Ngong guarderanno se ci sono ? ….”

 

 

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