Carissimi tutti, un abbraccio e un saluto da Tonj. Abbiamo saputo che anche in Italia il caldo è torrido; questa è un’esperienza che ci accumuna e ci fa sentire vicini e se poi ha ragione il detto mal comune, mezzo gaudio dovrebbe farci sentire anche meglio.
A Tonj tutto procede secondo i piani. Siamo qui da una decina di giorni. La casa dei volontari ha ripreso vita ed ora è abitata dalle voci e dall’entusiasmo di 8 persone alle quali presto se ne aggiungeranno altre 4 in arrivo questa settimana.
Abbiamo trovato molte novità, molte positive, a partire dal rifacimento completo della strada che collega il villaggio a Wau, la città più vicina dotata di mille confort (se paragonata alla nostra Tonj), come il mercato della verdura e piccoli negozi di ferramenta che ci permettono l’acquisto di strumenti e accessori per le riparazioni soprattutto dell’impianto idraulico che come ogni anno ha necessità di piccole e grandi manutenzioni. Se fino a qualche tempo fa il tragitto lo percorrevamo in circa 3 ore, oggi in poco più di un’ora si raggiunge Wau. Unico problema rimane ancora il costo proibitivo del carburante per la nostra instancabile Jeep ormai dodicenne ma ancora in buone condizioni.
Altro aspetto positivo che ci ha riempito di gioia è la constatazione che l’ospedale non solo lavora a pieno ritmo e bene, ma non ha risentito dei nostri tre anni di assenza causa COVID. Abbiamo trovato ambienti più che puliti, perfettamente in ordine oltre a delle migliorie fatte grazie comunque ai finanziamenti italiani. La scommessa era quella, come racconta il famosissimo proverbio cinese, di insegnare a Tonj a pescare, non limitarsi a dare il pesce già pescato. Tonj ha imparato a pescare e da quanto possiamo vedere la pesca è buona e abbondante.
Dietro tutto questo ci sono i sorrisi, le sofferenze, i sacrifici di un sacco di persone che hanno offerto tempo, passione e denaro. A tutte, e sono davvero tante, il nostro grazie e la riconoscenza di questa povera gente che oggi è meno povera, che oggi ha un ospedale, un lavoro, un futuro. Davvero grazie anche da parte di queste persone semplici, povere ma estremamente riconoscenti.
Siamo qui a Tonj per lavorare, per regalare alle suore e ai salesiani un po’ del nostro entusiasmo, condividere alcune fatiche insieme a momenti distensivi e lo facciamo a nome di tutti, dei volontari qui presenti, di quelli che arriveranno, di quelli che sono stati qui gli anni scorsi, dei tanti benefattori che continuano a credere in questo progetto che si è rivelato un vero e proprio miracolo.
Chi si ferma è perduto; recita così un altro proverbio e siccome a noi di Tonjproject non piace provare l’esperienza del perderci, abbiamo deciso di non fermarci. Tre anni di COVID ci hanno messo a dura prova, questo lo dobbiamo ammettere e confessare. Ci hanno portato via un po’ l’entusiasmo, quella vulcanicità che ci ha sempre contraddistinto. A distanza di tre anni, dopo un periodo di riposo, siamo pronti a ripartire e abbiamo deciso di farlo mettendo mano al potenziamento dell’impianto elettrico che permetterà all’ospedale e ai volontari di avere più corrente, soprattutto nelle ore serali e notturne.
In questi giorni la corrente elettrica si è rivelata un bene davvero prezioso. Non abbiamo corrente per far funzionare i ventilatori di notte, non abbiamo corrente la mattina presto per un te caldo, per mantenere acceso 24 ore al giorno il frigorifero del cibo e quello dei reagenti per il laboratorio analisi. Abbiamo deciso di ripartire da qui, dall’energia acquistando 30 nuove batterie che verranno ricaricate dall’esistente sistema fotovoltaico. Spesa 13.000 Euro.
Che quell’energia che tra pochi giorni arriverà in casa nostra, in quella delle suore e dell’ospedale sia la stessa energia che scorrerà nella nostra vita di impegno per i più poveri dei poveri, per i malati e i bambini di Tonj.
Tonjproject riparte con energia … speriamo che la Provvidenza susciti anche energia nei nostri benefattori, volontari ed amici.
Da Tonj assicuro per tutti e per ciascuno il mio ricordo nella preghiera e nella celebrazione della Messa quotidiana.
Che Dio vi strabenedica.
Omar
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