La ricordo ancora quella scena. Andando a Parma a conoscere il vescovo che mi avrebbe ordinato prete di lì a pochi mesi, avevo preparato con cura il discorso da fargli. Gli avrei chiesto di utilizzare per ungermi le mani durante il rito  di consacrazione un olio particolare, quello che durate la celebrazione del Giovedì Santo, un vescovo amico come Mons. Mazzolari avrebbe consacrato a Rumbek, in Sud Sudan. Nella sua straordinaria bontà il vescovo di Parma accettò sorpreso questa richiesta chiedendomi di raccontargli un po’ del Sud Sudan e di quello che i salesiani di don Bosco facevano per quelle persone.

Tuttavia non fu altrettanto entusiasta il cerimoniere quando vide il misero vasetto nel quale quell’olio era stato conservato e aveva attraversato l’Africa e il Mediterraneo per arrivare in Italia. Un’altra cosa lo rendeva perplesso: la mancanza di profumo. Il crisma, l’olio usato dalla Chiesa per il Sacramento del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine ha proprio questa caratteristica: il profumo forte e avvolgente. Rumbek non è Parma e forse in alcune regioni dell’Africa anche il balsamo per profumare il crisma ha prezzi proibitivi così come proibitiva penso sia la possibilità di recuperarlo. Non sono sceso a compromessi. Quell’olio venuto da lontano sarebbe stato spalmato sulle mie mani rendendomi sacerdote per sempre. Per non sfigurare il cerimoniere aveva comunque messo il misero vasetto di latta che ancora conservo gelosamente all’interno di un grande vaso dorato e arricchito di pietre colorate. Mazzolari anche se a migliaia di chilometri di distanza era lì nel segno di quell’olio da lui consacrato per me e impreziosito dalla sua preghiera e amicizia.

Ancora oggi, dopo 13 anni, sento la fragranza di quel crisma che nessuno riusciva a sentire e la custodisco con tutte le mie forze e il mio impegno … e sento continuamente l’aiuto di Cesare, il vescovo padre ed amico, colui che mi ha fatto innamorare del Sud Sudan e della sua gente.

Mi piace ricordare tutto questo oggi, 16 luglio 2023, a 12 anni dalla sua morte avvenuta improvvisamente mentre celebrava la Messa, durante la consacrazione, per ringraziare il Signore, del dono dell’Indipendenza dopo 23 lunghi anni di guerra civile. Oggi in Sudan Mons. Mazzolari è considerato uno dei fondatori di questo nuovo e giovane stato.

È suggestivo che proprio nella Messa di oggi il Vangelo proposto sia quello del seminatore. Mons. Mazzolari è stato un grande seminatore. Da giovane aveva lasciato la sua famiglia e la sua amata Concesio (BS) per entrare nella congregazione fondata da Daniele Comboni. Da comboniano autentico, pronto a tutto ricevette l’obbedienza che lo portò prima negli USA e poi, negli anni ’80 in Sudan e poi a Rumbek nel 1991. Mons. Mazzolari è stato un seminatore instancabile. La semina per lui è durata una vita intera e ha voluto condividere fino in fondo l’esperienza del seme chiedendo di essere sepolto nella terra della sua chiesa a Rumbek, dove il suo corpo riposa sotto sette semplici piastrelle bianche a forma di croce.

Mazzolari seminatore non ha avuto una vita facile. Ha seminato tanto su un terreno decisamente duro. Ha conosciuto le difficoltà del terreno sassoso, di quello infestato dai rovi … ma non ha perso la speranza. Cesare è un uomo che ha saputo sperare contro ogni speranza convinto che la Parola di Dio può trasformare le persone, il mondo, rendendolo più umano. Tutto questo è stato possibile perché lui ha sempre visto in ciascuno del terreno buono.

Anche in noi volontari ha visto profeticamente tutto questo. Mazzolari ha voluto e ha insistito perché Tonjproject nascesse.

Arrivando a Rumbek nel suo diario scrive così: Comincerò come sempre con due ore di preghiera al mattino. E poi dovrò mettermi in cammino per le undici missioni diocesane. La sfida più grande è sempre l’educazione. Il segreto che ancora oggi ci consegna è l’unione con Dio, la dedizione ai fratelli e l’educazione. Sono stati questi i suoi tre amori conditi da un’invidiabile dose di umiltà e di carità.

Ancora oggi passeggiando per la missione di Tonj mi è facile ricordare e rivivere alcune scene come l’arrivo sempre inaspettato del vescovo alla guida della sua inarrestabile campagnola blu ricoperta di terra rossa. E il suo arrivo era sempre motivo di gioia e stimolo a rinnovarci nell’entusiasmo e nell’impegno. Lo vedo ancora scendere dalla jeep stremato dalle troppe ore di strada impossibile, pieno di terra, assetato. Giusto il tempo di un abbraccio, non certo di circostanza, poi quelle paroline magiche sussurrate all’orecchio: Stai bene? Il regalo più bello che ogni volontario in una situazione difficile come quella di Tonj possa mai ricevere. Era il suo modo di accarezzare te e la tua anima insieme, di riempirti la vita di entusiasmo e di voglia di fare e di esseri in mezzo a questa gente.

Ogni volta che veniva in Italia non mancava di incontrarci e di conoscere quali sarebbero stati i nostri progetti per il futuro. L’unica cosa che lo avrebbe rattristato sarebbe stata la mancanza di entusiasmo e di impegno per la sua gente.

Se mai avrò grazia di rincontrarlo in Paradiso ho già pronto una domanda da fargli: vorrei sapere dove ha trovato tutte le forze per fare tutto il bene che ha fatto; dove ha trovato tutti quei sorrisi che sempre regalava anche in situazioni difficili.

Come dimenticare Mons. Mazzolari!

Ricordo ancora, e i volontari possono sicuramente confermare, la bellezza del sentirsi attesi e accolti. Si arrivava all’aeroporto di Rumbek, giusto una striscia di terra rossa senza case e animali, il tempo di scaricare le valigie e poi tutti sulla mitica campagnola blu perché agli amici doveva essere riservato un trattamento del tutto speciale. Tutti in episcopio, una semplicissima stanza di quattro metri per quattro con una scrivania, un tavolo e un paio di sedie, per un agognato bicchiere di acqua non fresca, perché il frigorifero era un lusso che Monsignore non si è mai concesso. In pochi minuti raccoglieva qualche foglio sparso disordinatamente sulla scrivana  la macchina da scrivere e il piccolissimo episcopio era casa nostra, casa a disposizione degli amici.

Questo è stato Cesare Mazzolari: un amico attento e deciso.

Grazie Monsignore. Grazie per quell’olio consacrato che ancora oggi profuma tutta la mia vita. Grazie per averci spinto a dare vita a Tonjproject.

Caro Mazzolari, a Tonj, così come in tutta la diocesi di Rumbek e in Sud Sudan, la povertà è ancora tanta. La gente continua a combattere e a morire nonostante tutti gli sforzi per una pace vera e duratura. La malaria miete sempre troppe vittime soprattutto tra i bambini. Il cibo scarseggia così come gli antibiotici e i farmaci antimalarici. Il bisogno di nuovi ospedali e di nuove scuole è enorme … dal Cielo dacci solo la forza di non fermarci, di continuare anche tra mille difficoltà.

Prega perché il tuo ricordo continui smuovere i nostri cuori e i nostri desideri di bene.

La tua benedizione ci accompagni sempre. Sei stato davvero un vero maestro e un amico. Per reconciliationem et crucem ad unitatem et pacem (Alla pace e all’unità attraverso la riconciliazione e la croce). Le parole del tuo motto episcopale siano per noi luce e preghiera.

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