In quattro mesi succedono tante cose. E se poi sono i mesi che vanno da dicembre ad aprile ne accadono ancora di più.  Cambia una stagione, finisce un anno e ne inizia un altro. Passa Natale, carnevale e ti ritrovi Pasqua alle porte.

Sembra ieri quando passaporto in mano e zaino in spalla passavo i controlli dell’aeroporto di Milano Malpensa e mi imbarcava  per un volo diretto al Cairo, prima tappa del mio infinito viaggio africano. Poi Juba, una notte nella fatiscente capitale, tappa successiva Wau, poi la Jeep ed infine il John Lee Memorial Hospital e la piccola casa che è diventata la “mia Casa” per questi mesi.

Stare quattro mesi in Africa non è semplice, stare in un paese con la guerra civile a volte fa paura, fare l’infermiere in Africa non è facile. Ma stare in Africa è semplicemente un’esperienza unica.

Qualcuno leggendo queste prime righe potrebbe benissimo dire: “te la sei cercata” e non si potrebbe di certo obiettare nulla. Infatti nessuno mi ha obbligato a partire, e questo è proprio il primo punto fondamentale. Per poter stare in Africa lo devi volere tu e solo tu. La decisione di partire deve essere tua, una scelta personale che ti viene da dentro, e non dalla mente ma dal cuore.

In questi quattro mesi i momenti di solitudine ci sono stati e sono stati momenti tanto tristi quanto importanti, momenti in cui rimani solo con i tuoi pensieri e sei obbligato ad affrontarli.

In questi quattro mesi l’Africa non ha mai smesso di stupirmi e ci è riuscita in tanti modi diversi.

Ci è riuscita con la sua gente tanto semplice, a volte, e tanto difficile da capire in altre occasioni per colpa di una cultura antica e tanto diversa dalla nostra nella quale siamo abituati a vivere. Piccoli gesti che ti danno la forza di andare avanti che vanno a scontarsi ad azioni assurde di questa terra. Per esempio la necessità di un bimbo povero di andare a scuola per poter imparare ma l’assurdità di non essere ammesso in classe per la mancanza dei calzini bianchi e delle scarpe nere come corredo della divisa scolastica. La necessità di una madre di lavorare ma l’impossibilità di farlo perché obbligata a curare la casa e badare ai figli e al marito. Situazioni che sembrano assurde, ma che caratterizzano questa terra. Ma al tempo stesso questa stessa gente è capace di farti sorridere e di aprirti il cuore. Perché ti si presenta la domenica fuori casa e ti porta un coscia di capra come compenso per quello che hai fatto durante la settimana in ospedale. Perché quando regali un caramella ad un bambino che ti aspetta sotto il sole non la mangia da solo ma la divide con i suoi 4 amici. Perché quando dici ad una mamma che ti piace la sua collana dopo una settimana arriva e te ne regala una simile che ha fatto apposta per te. Questa è l’Africa.

L’Africa ti affascina con la sua straordinaria forza della natura. Con il tramonto che tutte le sere ti chiedi come faccia ad essere più bello di quello del giorno prima,  con le notti di luna piena che sembra di stare in pieno giorno, con il cielo stellato che è una mappa che porta dritto al cuore delle persone. Con la stagione secca dove per trovare un filo d’acqua le mandrie sono costrette a camminare giorni interi e tutto diventa secco e rosso che sembra di stare su Marte, e con le grandi piogge che nel giro di 12 ore fanno tornare tutto verde e rigoglioso. Questa è l’Africa.

Come dicevo a stare qui sei costretto ad affrontare i tuoi pensieri. E allora pensi a quanto sei fortunato ad essere stato in super ospedali mega attrezzati dove potevi lamentarti della provetta sbagliata per l’esame del sangue e o per il nome diverso del farmaco commerciale.

Ma soprattutto ti rendi conto di quanto tu sia fortunato ad avere qualcuno a casa. In primis una famiglia, una morosa e degli amici. Qualcuno che si preoccupa per te e che tiene a te.

Qualcuno che ti manda anche solo un messaggio mentre sta facendo l’aperitivo e ti fa invidia con una birra gelata, qualcuno che ti manda il risultato dell’Atalanta con commenti annessi.

 

Stare in Africa è bellissimo, ma non è facile.

 

E allora metto in archivio questi quattro mesi e mi preparo ad affrontarne altri. Che saranno sicuramente  ricchi di nuove sfide, di giornate felici, di arrabbiature, di lacrime e sorrisi con la consapevolezza che avrò sempre qualcuno a sostenermi.

E anche quando mi sembrerà di essere totalmente inutile cercherò qualche sorriso tra le gente, farò una chiamata in Italia  e troverò la motivazione per andare avanti.

 

Perché questa è l’Africa.

 

Edo.

 

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